Con le ali spalancate verso le coste baresi e la schiena poggiata sulla Lucania, seduta sulla Murgia, Gravina, federiciano” giardino di delizie”, è da tempo immemore meta del passaggio delle genti. Lo stesso tempo, lento e costante, che l’acqua ha preso per modellare la culla della sua civiltà rupestre, aprendo un canyon che l’uomo ha collegato con il Ponte Acquedotto, simbolo di ingegno e di bellezza ad unire gli antichi insediamenti e i paesaggi rurali del Parco dell’Alta Murgia alla città moderna. È la pietra, in questa terra a sud, a conservare i millenni, la storia, l’unicità, la cultura dei luoghi e l’identità.
L’identità segnata da un crepaccio in superficie, da sotterranei in profondità. L’identità di un popolo con una chiara matrice cristiana e orsiniana: le tante chiese, il Papa Benedetto XIII. L’identità nelle narrazioni popolari o custodi di una grandiosa memoria. L’identità nelle costumanze, nei gesti dei maestri artigiani, nelle loro botteghe. L’identità in tavola con la sapienza tramandata e i segreti dei raccoglitori di funghi e erbe spontanee: le distese di frumento, ulivi e viti, la Murgia sovrana, il bosco Difesa Grande. Nell’antica Fiera regionale di San Giorgio, ogni anno dal 1294, è rinnovato l’incontro, il commercio e l’arcaico rituale della transumanza. Qui, il delicato equilibrio tra l’uomo e la natura. Qui, cultura, arte, folklore, tradizione, eventi culturali e sportivi unici nel loro genere. Qui, scenario d’autore per il cinema in un tempo sospeso, segnato come pietra dall’acqua.